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Tiriamo le somme

La campagna olearia 2016-2017 è ormai conclusa da tempo, ma ora incominciano a sentirsi gli effetti del suo andamento disastroso. Un po’ in maniera simile a due anni fa, questa campagna è stata caratterizzata da una produzione scarsa sia in termini qualitativi e quantitativi. Le piogge abbondanti e l’elevata umidità hanno favorito gli attacchi del parassita più temuto dagli olivicoltori: la mosca olearia. Si tratta di un insetto simile ad una mosca, che depone le sue uova all’interno delle olive, compromettendo irrimediabilmente la sua qualità.

La campagna olearia è stata caratterizzata quindi da scarse produzioni. E, come ci insegnano le leggi di mercato, se c’è scarsità di materia prima i prezzi schizzano alle stelle. Anche quest’anno, ma in maniera più pronunciata, si è assistito ad uno strano fenomeno. Il prezzo delle olive (il prezzo con cui i compratori acquistano le olive dagli olivicoltori) è andato aumentando considerevolmente man mano che la campagna olearia andava avanti. Di contro il prezzo dell’olio, è sì aumentato, ma non con la stessa velocità di quello delle olive. Inoltre, allettati dal prezzo elevato, molti olivicoltori hanno preferito vendere tutta la propria produzione ad intermediari, anziché portarlo come di consueto ai frantoi della zona per la produzione dell’olio. Gli intermediari non hanno fatto altro che acquistare olive dalla terra di Bari (la nostra zona, da sempre particolarmente vocata alla produzione olearia di qualità) per rivenderle in altre aree, per lo più del centro-nord Italia (Toscana, Umbria e Liguria). Questo ha determinato non propri problemi ai frantoi della nostra zona che si sono ritrovati con pochissime olive da molire. Alcune strutture hanno rischiato la chiusura, non riuscendo a reggere il contraccolpo.

Con annate come queste, è già difficile mantenere una buona produzione con l’aiuto dei trattamenti chimici. Noi non usiamo queste sostanze. Non sono ammesse dal regolamento dell’Agricoltura Biologica, ma soprattutto non sono ammesse dalla nostra etica lavorativa. Così come non è ammesso dalla nostra politica aziendale la vendita delle olive. La nostra azienda produce olio extravergine di alta qualità e l’unico modo per farlo è essere certi della provenienza e della qualità delle olive. Perciò tutta la nostra produzione è stata, come accade sempre, trasformata in olio, ben consapevoli del fatto che le rese non sarebbero state ottimali e la qualità non sarebbe stata molto elevata. Ma consapevoli anche del fatto che olio ce ne sarebbe stato poco in giro, a causa proprio delle anomalie della stagione. E questo ci ha permesso e ci permette di tentare di valorizzarlo di più.

I prezzi sono aumentati, come già detto. Relativamente alla qualità, grazie anche a rimanenze di olio extravergine della scorsa stagione (se correttamente conservato l’olio mantiene tutte le sue proprietà) siamo riusciti ad ottenere una miscela dalle caratteristiche interessanti. L’acidità è intorno allo 0.5 mentre il sapore, solitamente dall’aroma di fruttato intenso, è risultato un po’ attenuato, ma più rotondo e sempre molto apprezzabile.